La Resurrezione

I Cani escono dall'oltretomba con un disco sacro

di Tommaso Filippucci

Dopo anni di silenzio e mistero, I Cani tornano a far sentire la loro voce – o meglio, il loro fantasma – con Post Mortem, un disco che sembra più una seduta spiritica che un semplice ritorno discografico. Pubblicato a sorpresa il 10 aprile 2025, l’album arriva come un sussurro dal passato, ma con lo sguardo fisso sul presente più disilluso.

post mortem

Tredici tracce che scavano tra le rovine dell’identità, dell’amore e dell’epoca post-tutto in cui viviamo. Il suono è più asciutto, meno ironico ma più feroce, come se Niccolò Contessa avesse deciso di scrivere il testamento di una generazione senza mai pronunciare la parola “fine”. I momenti strumentali si mescolano a testi taglienti e malinconici, in un equilibrio precario tra poesia urbana e confessione privata. C'è chi aspettava un ritorno nostalgico, ma Post Mortem è tutt’altro:

è un disco che non consola, che non cerca di piacere, che non vuole essere spiegato. È un'opera che ti guarda storto e ti lascia solo, come fa il mondo vero.
contessa

Nel cuore di Post Mortem, la traccia "colpevole" si staglia come un monologo interiore sussurrato con i pugni in tasca e gli occhi bassi. È una confessione che non cerca assoluzioni, ma solo di farsi ascoltare, magari da chi si sente allo stesso modo.

Il testo è crudo, diretto, ma mai urlato. Contessa mette a nudo la sensazione di essere inadeguati al proprio tempo, di sentirsi sempre “fuori fase”, eppure sempre in debito. Con chi? Con tutto: con i genitori, con gli amici, con se stessi. Il ritornello – una ripetizione quasi ossessiva del titolo – è come un mantra colpevolizzante che rimbalza nella testa.

Musicalmente, la produzione è minimale ma chirurgica.
contessa

Un synth freddo pulsa come un cuore sotto stress, mentre un beat lento accompagna l’andamento stanco del pezzo. Non ci sono esplosioni né climax: tutto resta sospeso, come se anche la musica si vergognasse di esistere troppo.

"colpevole" è lo specchio di una generazione che ha smesso di chiedere scusa, ma non riesce a smettere di sentirsi in colpa. Una canzone che non redime, ma riconosce: “sì, anche tu ti senti così”.

Noi tutti siamo colpevoli


Tommaso Filippucci